martedì 4 novembre 2008

DENTRO IL CORRIDOIO OSCURO

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Dentro il corridoio oscuro


Quando nel cielo voleranno solo nuvole,
di aria scura e gassosa
e nel mar di bonaccia il vento che spinge le onde
avrà un respiro melenso e grave
e la terra arida e morente
di biancastri arbusti senza vita,
come corrosi dal fetido acido mortale
figlio di un sistema oramai svanito.
Quando imboccheremo per l'ultima volta
il pauroso corridoio oscuro
risorgeremo forse a nuova vita,
con nuove credenze e nuove sensazioni
e magari si potrà volare,
o mangiare montagne e bere fiumi.
Mentre ponti intrecciati di arcobaleni
collegheranno tutti i posti del mondo,
e milioni di libellule fluttuanti
accompagneranno in sciami di colori lucenti
la via del sovrano viaggiatore mai domo.
L'effimera luce d'un tratto di vita,
risalterà rispetto alla tetra realtà
quando sotto l'ala ferita di un gabbiano morente
mille cavalieri emergeranno per portar sospiro alle loro dame.
E fiotti di salici incresperanno il cammino,
zigzagando con i raggi sepolcrali di una luna nascente
fra centomila e più tristi manti piangenti,
creatori di un disegno a tratti perfetto.
Il sole allora si rivelerà nel firmamento
spaccando in due le tenebre e il suo cosmo
l'ultima invincibile luce apparirà nel cielo
che per notti e per giorni sarà il suo monastero.
Perchè sol dopo negli occhi del santo violato
scorgeremo il lacrimo di un triste destino,
osservando le terre in cerca di un Dio
troveremo l'uomo dall'oscuro trino.
Con ali possenti, di nervi e pelle,
artigli e fauci sporgenti evidenti
occhi vividi del cielo infuocato
col riflesso solare nel cuore domato.
E scuro in volto come un demone furente
dentro il corridoio oscuro
sembra pregare per il tempo silente
ove il quale incontrerai il suo cammino
volente o nolente.


(danleroi)

domenica 26 ottobre 2008

I FIGLI DEL MALE

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I Figli del Male


Come un cono di luce ultraterrena
dove l'apostolo sodomizza intere generazioni
in risposta truce ad una triste era
che si apre al nostro stentato passo.
E deliri di vecchi lontani
che accompagnano il nostro respiro,
con lunghe nenie che profetizzano il domani
e pongono il baratro nel nostro destino.
Sangue e morte attendono i popoli
che mestamente non fermano i contorti
ripidi viali di fogli e rotoli
di sensazioni fredde e forti.
In una stalla andando a girovagare
incontrerai spento il vivido bambino
immobile e freddo, e senza respirare
ci ragguaglierà sul nostro cammino.
Osserveremo così le stelle tornare buie
i mari asciugarsi al sole notturno
la terra ardere dalla cieca vendetta
verso la sua spietata creazione.
Mentre nel cielo la luce svanisce,
oscuro è il masso che colpisce l'uomo
che guarda inerme il proprio dominio
mentre si sfalda al cielo mattutino.
Una nuova alba attende ancor l'eroe
quella forse che nessuno vedrà mai
in un cielo immobile di vite assorte
come incastrato in uno specchio di morte.
Ma piccoli punti percorron lo stagno,
sono i figli del male, del cielo e del ragno
Ombre melliflue di sordidi pensieri
spazzati via dal brezzo spaventoso
che scorre in cerca di valorosi guerrieri
per ucciderli in modo dignitoso.
Ed un grigio arcobaleno s'affaccerà al cielo
colorandolo in tono con l'acqua
variazioni feroci di un tempo passato
che il mondo non avrà mai più dimenticato.
E profusioni di discepoli che fan pensare
come il sistema sia già in avaria
percorrono il mondo in cerca di una via.

(danleroi)


mercoledì 15 ottobre 2008

COME TESCHI DI FORMICHE


COME TESCHI DI FORMICHE


Il sonno mi prende, mi ruba il cervello: non dormirò mai più.
Il sole brucia, consuma il mio corpo, stordisce: lo fermerò.
La luce mi abbaglia, vedo stelle sempre più luminose.

Ho il dolore negli occhi, il dolore nel ventre,
nel cuore nudo di un dio miserabile come me.
Una ad una, le costellazioni, diverranno ombra.
Tutto finalmente si fermerà.
Come teschi di formiche, e lo spiegar d'ali d'un falco verrete a me.
Vite e non vite, la vostra ombra getta in me un dolce tepore.
Piccoli punti infiniti, vedo disegni mai realizzati, incompiuti.
Presto la giostra si fermerà, porrò fine a tutto.
Arriva il momento che nessuno aspettava,
il grande silenzio dopo il grande fragore.
Uno sbiascico di polemiche, critiche.
Si, sono stato io, avete paura ad ammetterlo?
Proteste, insulti.. Ebbene? Ora potremo tutti riposarci..
Il bimbo piange, il marito protesta, la moglie trascurata, la famiglia!
Rivoluzioni, comitati elettorali, sindacati, denaro, il popolo!
Come teschi di formiche, con le ali del falco spiegate e il ruggito del leone.
Come teschi di formiche, alveari e tante promesse mai mantenute, coalizioni!
Come teschi di formiche, gusci vuoti cui nessun miserabile ha mai prestato attenzione.
Con me, nei tempi oramai finiti.
Come teschi di formiche, vivere tutto nel ricordo, dissolvenza.
Come teschi di formiche, uno sparo in aria, il sole blu, fumano le pietre.
Come teschi di formiche, cosparsi qua e la nel deserto, infinito come voi.
Con me, nel tempo oramai finito.


(danleroi)


martedì 14 ottobre 2008

IL FIGLIO DEL DEMONE

L'immagine “http://img.photobucket.com/albums/v180/albertoterrile/impiccato1.jpg” non può essere visualizzata poiché contiene degli errori.

Il figlio del demone



Nell'infinita notte oscura e silente,
dal triste castello al colle supino
sotto le cupe stelle spente
che trasmettono al cuore un triste destino
colgo nei tuoi occhi il riflesso vitreo
quel pallido senso d'eterno bambino.
E' vedo il sangue colare lungo il tuo cuore
immagini profonde e distorte, contorte e di morte.
E' sento il male inondare i tuoi occhi, spenti e cenerei
un suono occulto d'un odio oramai profondo.
Vortici di luce nera, attorniano la nostre vite
concentrici e maestosi, melensi come il mare.
E' mentre noi raccogliamo in essi ricordi
di parole, di emozioni, di doni infausti,
che finiscono con l'incenerirsi al primo fuoco,
o con il coinvolgere nel loro decadimento
le mura infernali cosparsi di cadaveri.
Sogni di mostri che emergono dal passato
come lancinanti fitte al cervello
mentre nel nostro limbo oramai perduto
ricerchiamo la reggia un tempo in luce.
Misti a diademi da funebri presagi
porti al collo il segno delle mani
che strinsero, che lacerarono
carni un tempo candide
senza alcun vincolo nell'animo
severo e foriero, per sempre distante.
Smorfie scolpite, dal turbine impaurite
mostrano con orrore il declino dell'uomo
è il figlio del demone grida la gente
che sparla, che giudica, il mostro celato.
Ma or finalmente saremo immortali,
in cerca del seme per risorgere al male
e nel demone occulto dove mi son custodito
vivo il silenzio, in attesa del sublime attimo.
Presa una corda con entrambe le mani
l'appoggio al collo, come un rituale
il sorriso maligno è oltre la stanza
or sembra sparire e per sempre sventare
e sento i battiti di un cuore morto
incidere gli ultimi grossi trambusti
una scheggia infuocata coglie alla schiena
non c'è tempo per pensare, devo finire
l'orgoglio mi prende, sono più forte
spavaldo è il coraggio di chi incontra la morte
confuso e sudato osservo l'oblio
del male confesso del mondo fu pio
e dentro al calore dalla forte pressione
complice la sedia do un ultimo strattone
la corda si tende e s'allunga la via
che dal corridoio oscuro mai più andrà via
Ho visto tante e troppe persone
per cui questo ricordo lo dedico a te
un truce messaggio ma cosi fatto è l'amore!
un pizzico di nostalgia, dolcezza e dolore
l'ultima immagine dal patibolo divino
mentre mi osserva l'anima dannata
fredda e bruna sul letto coricata
triste è l'effetto che la colpa m'è imputata
veder la mia donna da me strangolata.

(danleroi)


sabato 11 ottobre 2008

ROSE DI SANGUE


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Rose di sangue


Corre, su binari nevralgici
la sottile linea del dolore,
condizionando il volo
anche del pensier più alto.
Solchi, lasciati dal mare,
intenso e sanguigno, che tracciano
con fatica,
le montagne della follia.
Pene e dolore, rifuggono le sensazioni
assorte al sole, è scorgo la duna:
come se tutto, in qualche modo,
abbia ripreso il suo corso, senza di me.
Mille colori, riflessi di luce,
percorrono la linea, oramai spezzata.
Cavalli storpi, trascinano il crine ai limiti del segno
ove il quale, s'affaccia nero il dirupo,
laddove nacque un tempo,
il mio destino.
Ora lo sento, correre a perdifiato
cercarmi nella notte,
che feroce, che spietato,
entrar di taglio e squarciarmi il petto.
Nella notte eterna un grido infame
c'è da saldare il conto, la fuga è proibita.
Denti mortali,
che divoran le membra, è veleno sia!
Rose di sangue,
guizzan dal giugulo, oramai inerme.
Occhi rapaci,
sputano fiamme in cerca di un Dio.
Ronzii di mole infernali
girano come in un vortice infinito
di orrore puro.
Occhi di fuoco, si spengono all'alba
un nuovo sole, sorgerà stamani:
più grande e più vero.
Odo già le sue fiamme bruciare,
trascinate dall'eco di milioni di teschi urlanti.
E' il giorno giusto,
per morire.




(danleroi2008)

OCCHI MISTICI




 
OCCHI MISTICI

Leggende e miti, di spade infuocate
che cercan la gloria in fiumi di cadaveri.
Sensazioni di dolore, spettro di quel colore,
segnano la vita ad un legame occulto,
che rigano a solchi il destino di intere civiltà.
Rosso di sera, rosso di sangue.
Vi osservano, occhi di chi conosce il vostro destino.
Vi porgono pietà, ancora una volta, forse l'ultima.
Vi disprezzano, per il dono che mai avete usato.
Legame di morti vi colorano lo spirito,
legioni di antenati condannano la vostra via.
Colpe ancestrali, tormentano il vostro cuore,
ricolmo di pazzie infinite, di pensieri antichi
rimessi a nuovo, senza nessun timore
Rosso di sera, rosso di fuoco
Occhi mistici, piangono per voi, complici del vostro cammino.
Occhi mistici, pieni di rimorso, per aver ucciso il vostro dio.
Occhi mistici, ricolmi d'amore, osservano la vostra disfatta.
Rosso di sera, rosso di sangue,
è il vostro colore, che non laverete più via.
Occhi mistici, occhi leggendari che hanno conosciuto ogni civiltà.
Occhi mistici, tristi spettatori di ogni epoca e di ogni barbaria.
Occhi mistici, occhi di un dio incapace di salvare il suo regno.
Lacrime mortali solcano il viso empirico dell'anziano creatore,
sofferenze inaudite lo piegano, in ginocchio,
e supino lo costringono a urlare pietà.
Tutto è destinato a leggenda.
Con lagrime infuocate, spezza il suo cordone,
mille sciami neri di morte volano in cerca di anime.
L'anziano creatore scende fra voi, ancora una volta,
con vergogna leva lo sguardo su milioni di anime tremanti,
squillano le trombe, demoni alati aprono le danze,
il sangue riempirà i fiumi, e la giustizia avrà onore.
Rosso di sera, rosso di fuoco,
ed è già tramonto.



(Goondah)

giovedì 9 ottobre 2008

LACRIME NERE


LACRIME NERE

Forse, se io mettessi il mio viso al vento,
ne sentirei la sua carezza
Forse, della rosa sentirei il suo profumo
e se aprissi la finestra, vedrei
la rondine librarsi nel cielo
e, della musica, coglierei la più dolce delle note.

Invece, della rosa, vedo solo la sua spina
la finestra chiusa e la tenda nera
il vento urla la mia disperazione
e la musica è come un requiem
e la mente non ha più ricordi


Vaga nel limbo della mia vita
di un’altra vita
che fu un giorno
quando il male non invadeva
la mia anima e non mi
perdeva.




(Goondah)

martedì 7 ottobre 2008

LA STREGA ASSASSINA



BABA YAGA



Sopra fraste d'alberi semoventi e mai domi,
dove il vento pronuncia il suo verbo mortale,
e porta respiro di un alito melenso,
al raccapriccio di una terra sterile di luce,
colma solo di lugubri scenari.
Lungo è il nero vello dell'antica strega
con cui avvolge il corpo storpio e livido,
mentre il suo viso di carne e latrina,
prende in ghigno sembianze orribili:
col naso enorme e squame sporgenti,
labbra plumbee e fauci fameliche,
con peli sui denti di mefistofelica progenie.
Vermi di putrefazione, tingono i suoi capelli,
di un biancastro colore di decomposizione,
guida nella notte per le demoniache creature.
Arpie e spiriti percorrono il muto bosco
al seguito della sinistra e truce vecchina,
fino alla dimora del Demone nudo.
Un vecchio mulino di ossa umane,
con artigli di grifone appese alle pale,
e teste di infanti a monito avviso,
di sangue e sperma per sempre intriso.
In cerca del Necronomicon, mille reami,
sfarzosa è la reggia del male sovrano.
Ma in un umile macinatoio si nascondeva l'arcano
occulto ancor oggi, ogni tentativo fu vano.
La bibbia del male ancora è celata,
e la vecchina spietata ne fa da guardiana.
Guerrieri coraggiosi, di luce ed ombra,
se davvero il coraggio non vi manca,
sfidate la meretrice nel suo infido bosco:
ma di lame e spade non conosce paura,
e non teme neppure il poderoso fucile.
Chiamatela a gran voce, con l'ego forte in petto,
mentre da lontano giunge il sibilo
dello stridore di lamiere dalle metalliche giunture.
Un coro d'ombra segue la bestia,
come ad un processo occulto,
giudicati colpevoli di incauto coraggio,
paralizzati ed agghiacciati alla greve visione:
Baba Yaga e il suo gigantesco mortaio
con cui percorre agile il luco cieco,
manovrando il pestello con la mano destra,
e con la scopa di betulla d'argento nella sinistra,
per eliminare ogni traccia del suo cammino.
Lei è pronta a strapparvi le braccia, la testa e il cuore,
l'antica predatrice dalle gambe d'ossa,
percorre la notte in cerca di prede o schiavi
veloce e famelica come un riflesso d'ombra,
perchè è pur sempre madre di una diabolica stirpe.
Mentre la sua enorme bocca ingoierà i vostri intestini,
con occhi di terrore la vedrete godere
delle vostre carni, e del vostro dolore.
Se agnostico tu che leggi ti befferai di questo credo,
e per sventura ti addentrerai nel suo delirio,
desideroso di trovare la dimora che fu un tempo del demone nudo,
chino o supino a degna madre potrai solo implorare pietà.
Perchè lei è Baba Yaga, la strega assassina,
divoratrice forense che mai fu bambina.




(Goondah)


DISCENDENTI DELL'INFERNO



DISCENDENTI DELL'INFERNO



So bene che l'inferno mi attende,
perchè ho increspato l'acqua più candida e pura
del mio lezzo e del mio umore.
Perchè ho intorbidito del tono più oscuro,
come un sordido lamento d'un demone ferito,
la verde terra immacolata, la nostra casa,
rendendola sterile, arida e putrida come me.
Perchè ho strappato le viscere
ai popoli a me non schiavi, stuprando la loro dignità,
divorando i loro figli in un girone demoniaco senza fine.
So bene che per me non esisterà perdono
e che nemmeno nel pentimento interiore
potrò trovar riparo.
I venti corroderanno le mie carni,

le vedrò svanire via come se divorate
da famelici vermi biancastri.
Il male altro non è che il mio operato
che cade incurante sopra quello degli altri.
Dio e morto, non esiste
sono l'unico artefice del nostro destino.
Nella menzogna della vita
trovo il modo di lenire i miei peccati,
ma nella morte senza inganno
scorgo anche sol per un fuggente attimo,
il bagliore della retta via perduta
e nel pianto dell'anima chiedo perdono.
Perché siete costretti a credere,
da un sistema invadente e corrotto,
che esiste un essere superiore creatore di tutto,
quando è il nulla che permea l'esistenza di ogni specie?
Perchè del male più assoluto e nero, l'unico riflesso
che investe il mondo è quello di un lucore di saggezza
nell'apparizione momentanea antecedente al trapasso.
Perchè se un entità benevola nostra genitrice
lascia morire i suoi figli di fame e di sete,
nell'anima e nel corpo,
impedendogli di scorgere anche solo per un attimo
il leggero sibilo di una verità ancestrale.
Vi vedo giacere supini, in atroci malattie,
trucidati dal nero mantello che mi porto sulle spalle,
sotto gli occhi gaudenti del male trionfatore.
Immaginando un Dio morente e incapace
di far implodere il cuore ai corrotti,
avete fatto il mio gioco.

E mi vedete voi, sul trono di questo vuoto universo
perchè oramai sporco quanto e più dell'uomo,
creato a mia immagine e somiglianza,
col sangue d'innocenza perduta.
Nati spontaneamente dal mio riflesso divino,
siete la mia creatura, discendete dal mio tratto,
non quello del creatore misericordioso
ma della spietata e meretrice macchina della morte.
Dio e il diavolo sono la stessa cosa
e la Chiesa terrena è il culto supremo del male.
Non esiste altra vita dopo, ma solo l'oblio.
Non esiste paradiso o inferno, ma il nulla infinito.
A seconda di chi sei, il tuo purgatorio lo stai gia vivendo.
E quando dormi, quando abbandoni il tuo IO all'inconscio,
l'orrenda mola, rotea ancora, senza sosta.
Incessante, immortale, la mola del male è dentro di te,
vive nel tuo sangue e divora la tua anima.
"E' la mola di satana" dice la gente,
e pregano.. a chi?
Siete discendenti dell'inferno.



(GOONDAH)


domenica 5 ottobre 2008

RIFLESSI D'OMBRA

 
 
RIFLESSI D'OMBRA


Morire, perchè? Pensare alla fine fa male.
Nessuno vuol farlo davvero, se non con ironia,
attorcigliando la mente in un gioco perverso
che ci vede come figli immortali di un dio defunto.
Morire, di cosa? Debole soffio è così dunque la vita?
Quanta morte c'è attorno a noi? Quanti morti camminano
ancora fra fra le nostre esistenze, sovrapponendosi?
 Sento nel sonno i passi del killer che si avvicina,
le mie urla sono feroci perché mute: Uccidimi!
 Voglio morire e rendermi conto di farlo,
vivere questa esperienza per risvegliarmi più cosciente,
offrirvi a tutti un ultimo drink, col mio sangue,
e generare dal mio cuore il vostro ultimo pasto.
 Bevete gente, me ne vado! Restate voi al mio posto,
a soffrire, a sentire lo sguardo dell'angelo cieco.
Serioso e spietato, mi taccia di codardia, di menzogna,
poiché in epoca passata, piansi invocando la vita.
Morire, l'ossessione della morte mi perseguita,
l'orrore di provare lo strano scisma fra anima e corpo,
quello vero, quello che blocca il cuore, mozza il fiato,
strabuzza gli occhi e genera il pianto,
l'esasperazione dell'inconscio, degli affetti,
misti alla necrosi del corpo, che fa male.
Il suicidio non è altro che un diritto universale,
ognuno di noi deve poter dire Basta!
Spegnere tutto e cancellare i problemi,
le regole, le leggi, i soldi e tutte le cinture di castità
che quotidianamente ormai da soli c'infliggiamo.
Andate via, vi prego, rovinate la mia vita
urliamo disperati in sogno, rivivendo il male,
mentre con gli artigli cerchiamo di afferrarci il giugulo,
per liberarci da mille o più mani incrociate
che soffocano la nostra stessa essenza.
Indossiamo maschere per nasconderci,
per non far scorgere agli altri,
il nostro Corridoio Oscuro,
accogliendo negli occhi, ancora una volta
quello strano Riflesso d'Ombra
che soltanto coloro che sono capaci di vedere oltre,
possono notare ed averne timore.
Siamo tutti esseri deboli, poiché imperfetti,
con tenacia cerchiamo di imporre noi stessi sugli altri.
Siamo esclusivi, come protagonisti di un nostro film,
che spesso non ha un lieto fine.
Come arroganti registi occulti
dotati di chissà qual fascino e profondità,
Manovratori o pedine straordinarie
in un sistema che non ha bisogno di noi,
nascondiamo a noi stessi di esserne la piaga,
l'occulto demonio generatore di sconfitte.
Per quanto poi fuggiamo via lontano,
ci ritroviamo sempre più dentro l'arcano grimorio,
prigionieri della truce stirpe, al quale poi contribuiremo.
Osserveremo cosa resta, di quel mondo deviato,
mentre il tempo svanirà via.
Gli oceani diventeranno montagne,
la terra tremerà possente,
intonando il feroce cantico
della creazione, ancora una volta!
Siamo l'ombra di un umanità sempre più corrotta e cinica,
sempre più carica di una orrenda superficialità.
Viviamo per scoprire cosa cela l'esistenza,
come per segnare un altra traccia
in questo strano mondo a strisce,
dove le più scure divorano le più chiare
generando sempre più riflessi d'ombra.
Nell'odissea della vita di ciascun individuo,
con gli occhi freddi e spietati di una tigre ferita,
si nasconde un sole nero che irradia di orrore la nostra via.
Se accidentalmente ne incrociamo il flusso nefasto,
ne rimaniamo schiavi, inchiodati nel cono d'ombra.
Chi vuole fuggire deve morire,
perchè la morte è l'unica fuga dal corridoio oscuro.


(Goondah)

sabato 4 ottobre 2008

NELLA DIMENSIONE OSCURA



NELLA DIMENSIONE OSCURA


Rosa nera dal fatale incanto,
in questo periodo contorto più che mai,
malgrado il mio cuore ripudi in parte tal decisione,
entro definitivamente nella Dimensione Oscura.
Evitatemi la predica, oh ve ne prego!
Rashkolnikov aveva ragione:
sapete bene anche voi che spesso,
il confine fra bene e male,
è molto più sottile e infido di quel che sembri.
Può anche darsi che adesso commetterò ingiustizie,
sotto l'influsso dell'arcano e diabolico Riflesso d'Ombra,
ma se l'arco tetro finalmente scaglierà l'infuocato dardo
verso un orizzonte che il tempo infine rivelerà giusto,
le mie ingiustizie si tramuteranno di colpo
in atti di giustizia necessari
alle circostanze generate ed al bisogno.
Una volta poi esteso il mio potere oltre l'universo conosciuto,
il mondo vedrà le mie azioni come un opera positiva,
perchè visto dal rovescio della medaglia tutto appare diritto
ed anche l'ingiustizia potrebbe prendere il nome di giustizia.
Non importa se la mia anima corrotta
sprofonderà nella voragine del Tseih Ke She.
In segno del mio infinito amplesso col maligno,
colorerò il destino dello stesso colore della mio cuore,
dissolvendo i pochi lumi che tracciano l'anima dei giusti.
Ma prometto che se un giorno, osservando il cielo spento,
vedrò ancora stormi biancastri dalle selvagge piume
volare in alto al cielo percorrendo un'inesplorata via,
fra miti censori di una nuova Era dal freddo disegno
d'un bianco stendardo simbolo di pace e speranza
allora ripudierò per sempre l'oscurità,
è con le mie ali posticce proverò ad innalzarmi al cielo,
sperando che il fiore nero sovrano,
genesi oscura di ogni disperata esistenza,
finalmente a nuova vita risorgerà.
Nel mio animo più profondo chiederò poi il perdono,
perchè ho spesso confuso il bene con il male,
perchè stragi, uccisioni e sopraffazioni di popoli,
lasciano sempre alle spalle il tetro odore della morte.
Perché tutto quello che porta alla guerra o alla distruzione,
mai potrà avere un nome opposto o diverso
da quello che gli spetta,
fino a confondersi con il solenne e grave
sentimento di Giustizia.


Mai dimenticherò infine,
le sagge parole del mio scomparso maestro:

"Bisogna resistere,
fare del proprio corpo uno scudo inviolabile,
perchè le forze oscure da tempi immemori
combattono utilizzando tutte le armi del bene.
Non lasciare che il pesante soffio di vento,
muti la tua posizione,
impara a trovare dentro di te la forza
per andare avanti,
fino ad affrontare i pericoli più insuperabili
ma senza mai turbare la tua tranquillità interiore,
unica vera generatrice del potere cosmico.
Il soffio divino che vive nel cuore dei giusti
dipinge l'anima permettendo di superare ogni insidia.
Bisogna solo saperlo ascoltare..
almeno finchè la Rosa Bianca non avrà il suo fatale effetto,
e la verità sarà innegabile per chiunque"



(Goondah)